Sabato si è fatto vedere il sole. In questo inverno cosa davvero rara dalle mie parti. In tarda mattinata, così tarda che forse è già primo pomeriggio, riesco finamente a mollare tutto per le ghiaie di Po: grandioso! Porto il capanno e, confidando anche in un minimo tepore solare, lo piazzo al limite di una lanca non gelata, in un posto "furbo". Si aspetta, magari un martin pescatore, magari le alzavole, forse la volpe. Pazienza, passa un discreto lasso di tempo e il posto incomincia a non apparirmi più così furbo; il sole fa sempre la sua splendida figura, ma a sostanza è inconsistente, e mi infilo i guanti di lana e non basta. Non si muove nulla, soltanto qualche immancabile picchio rosso, alla immancabile distanza siderale, è la prova che esiste vita. Mai desistere! aspetto ancora! ma poi ho un freddo boia e ... desisto eccome. Allora salto fuori dal capanno tutto incriccato e decido per una passeggiata a scendere il corso del fiume; si sono fatte le 15.30. Non mi muovo sui ghiaioni, preferisco mantenermi nella vegetazione di golena, un po' più lontano dall'alveo. Mentre sto camminando dentro una macchia di giovani salici mi pare di sentire, lontani, una serie di richiami inconfondibili; allora scatto all'aperto e guardo indietro, distante, in cielo. E' proprio un volo di gru, saranno quasi ad un paio di km di distanza, sono tantissime, più di cinquanta. Anche se in questa stagione si fanno vedere con regolarità, io non ne avevo mai viste tante. Di solito le scorgevi in formazioni di circa una decina di individui, nella classica formazione V; adesso erano davvero numerose, tanto che non procedevano a formare una geometria precisa, ma una sorta di nuvoletta. Stavano prendendo una termica e - con calma - salivano vociando, descrivendo ampi cerchi. Faccio qualche scatto, giusto per ricordarmi e poi magari per contarle a casa con calma. Ad una certa quota, lo stormo decide di proseguire verso sud e un po' in scivolata, un po' in volo battuto, scopare all'arizzonte, oltre l'altra riva.
Dati di scatto: 40D, 500/4 L + T.C. 1.4, ISO 650, f/5,6, 1/5.000 sec, compensazione esposizione + 1/3, a mano libera.
Io riprendo a scendere il fiume. Dopo tutta la nebbia di questo inizio anno e il freddo del capanno, il sole addoso è favoloso, poi - meno male - camminando mi sono scaldato per bene.
Più avanti entro in un boschetto di pioppi e salici, di cui mi ricordavo piuttosto bene, sul terreno sono numerose ed evidenti le tracce dei cinghiali e tra le piante è in movimento frenetico un feeding group di cince. Mi fermo un poco ad osservarle e, visto che spesso si posano volentieri anche in basso sui tronchi, spero che una capiti su quello di un grosso pioppo davati a me, in pieno sole. Sulla corteccia di questa pianta crese un tappeto compatto e coreografico di muschio: potrebbe saltare fuori uno scatto carino. Invece dopo poco, con la coda dell'occhio vedo un'ombra arrivare come un missile da dietro le mie spalle, passarmi a quattro e cinque metri di distanza e tuffarsi tra i rami immezzo alle cince, proprio a lato del tonco con il muschio. Capisco subito che l'ombra è uno sparviere che ha tentato un attacco, putroppo per lui gli è andata male. Immediatamente cerco furtivo di puntare l'obiettivo per tentare uno scatto, ma appena mi muovo mi individua e scappa. Naturalmente anche le cince sono sparite. Allora decido di tornare, ormai dovrei arrivare alla macchina che è quasi buio, in più devo passare anche a smontare il capanno e, per quanto ci voglia poco, è sempre una perdita di tempo. Quasi subito tornando, in una radura tra le piante, scopro un'altana. Deve essere stata costriuta molto di recente, perchè le lunghe viti che uniscono i pali e gli elementi della scala sono lucide e le tavole del balcone sono chiare per il legno che quasi non ha preso luce e acqua. Salgo sopra, è molto solida. Mi pare strano che l'abbiano realizzata i guardiaparco, mi sa che è opera di qualche bracconiere di cinghiali e mi riprometto di adare ad informami alla sede di Casale, magari in pausa pranzo. La ritraggo anche in due scatti, con il cellulare, sì perchè sono troppo lungo con la reflex...
Passo a prendere il capanno, il sole ormai è basso basso, a palla appena sopra le lontane cime dei pioppi dell'altra riva. L'ora è davvero di grande atmosfera. Sì, ma che ore sono davvero? Guardo: già le cinque passate. Cavolo! Sono in ritardo. Devo muovermi o chi la sente Claudia, dobbiamo andare a cena da Viola. Dieci minuti di buon passo e sono alla macchina.
Intanto... sento ancora i richiami delle gru, ancora dietro di me, lontano. Stessa distanza più o meno di prima, sempre più o meno un paio di chilometri. Sono all'incirca all'altezza dove io avevo incontrato il feeding group di cince e sono bassissime, forse non sono nemmeno le stesse. Adesso procedono in tre nuclei distinti e ad occhio mi sembrano ancora più numerose. Poso a terra lo zaino del capanno e faccio qualche metro indietro. Sembra che stiano per posarsi a terra, la sensazione che ho è quella, ma la distanza e la vegetazione non mi lasciano vedere chiaramente. Un attimo e non le vedo più. Effettivamente è quasi notte e potrebbero fermarsi per riposarsi e dormire. Leggero, senza il capanno, non ci metterei molto a tornare indietro per vedere, oppure potrei anche avvicinarmi con la macchina a quella zona. No, è troppo tardi! devo tornare, però domani mattina all'alba... Ok domani all'alba!
Ed eccoci alla cena: pietanze e manicaretti prelibati, buon vino quanto mai abbondante, discorsi, battute compagnia. Solo che il tempo vola ...e sono già le tre di notte. Poi litigo brutalmente con Claudia, o meglio lei litiga brutalmente con me. All'alba vado a dormire.
Inutile dire che dopo una sveglia molto tirata verso mezzogiorno non ho la minima voglia, nè posso, tornare a Po. Nel pomeriggio faccio una scappata dai miei e mi porto dietro la reflex per passare a dare un occhio, praticamente sulla strada, se per caso salta fuori uno scatto ad una poiana piuttosto confidente che da tutto inverno bazzica una zona molto comoda appena fuori il paese. C'è! è posata su un albero proprio al lato della strada, intenta - tutta concentrata - a scovare con lo sguardo una possibile preda sul terreno tra l'erba. Mi fermo a debita distanza con la macchina e aspetto dieci minuti d'orologio, poi il rapace decide di tuffarsi tra l'erba d'un fossetto proprio vicino a me. Mai vista una poiana così da vicino. Riesco anche a scattarle qualche foto! e meno male che ho montato il 300 liscio per l'intenzione di provare qualche scatto ben ambientato.
Quando torno Claudia dice che le foto sono carine; peccato però che oggi non voglia vedermi, nè rispondermi al telefono (ecco svelato il motivo del perchè ho scritto un post così pesante).
Dati di scatto: 40D, 300/4 L, ISO 250, f/5, 1/3.200 sec, compensazione esposizione +1/3, a mano libera.
Dati di scatto: 40D, 300/4 L, ISO 400, f/6,3, 1/1.600 sec, compensazione esposizione +1/3, a mano libera.
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